RECENSIONI
"Con Semuren, Francesco Vietti ribalta il baricentro delle migrazioni globali. È un’opera narrativa intensa, sorretta da una trama che si snoda con ritmo e tensione crescente, e al tempo stesso uno strumento di riflessione sulle politiche migratorie contemporanee e sul funzionamento materiale e simbolico dei confini. Elemento cardine dell’opera è la frontiera, colta nella sua duplice dimensione: da un lato, le politiche di contenimento sempre più sofisticate e repressive; dall’altro, i molteplici tentativi di attraversamento che testimoniano una persistente capacità d’azione. Il paesaggio che ne risulta non è però segnato solo da muri, sorveglianza e guardie di confine. Semuren è anche racconto di possibilità. La capacità di agire – individuale e collettiva – si manifesta in forme impreviste, nonostante un contesto politico radicalmente ostile. I confini che Semuren mette in scena sono radicalmente aggressivi, ma non insormontabili. Resta sempre un certo grado di porosità. Questa ambivalenza attraversa anche uno dei luoghi centrali nel romanzo: la città murata di Kowloon in Cina, immenso ghetto abitato da migranti. Vietti la descrive con attenzione minuziosa, restituendo un ambiente caotico e verticale, soffocante e denso di vita. In questo spazio informale si condensano disperazione, relazioni inedite, audaci economie sotterranee. Come per i confini, anche qui l’oppressione non è assoluta: emergono pratiche di convivenza, forme di socialità, controcondotte. Opera inquieta e coinvolgente, Semuren ci mostra un futuro che è in dialogo serrato con il nostro presente. Le politiche di radicale esclusione accelerano, ma la possibilità di contestarle resta aperta. Ed è in questo margine, fragile ma ostinato, che che c’è spazio per immaginare un esito radicalmente differente."
FRANCESCO FERRI, laureato in giurisprudenza, è migration advisor per l’ONG ActionAid, socio ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, attivista della Campagna Welcome Taranto. Si occupa, dal punto di vista della ricerca e dell’attivismo, principalmente dell’approccio hotspot e delle politiche di controllo delle migrazioni in frontiera. La recensione di Semuren è apparsa su DinamoPress.
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"Vietti intreccia la storia reale delle relazioni tra la Cina e l’Occidente intercorse nel passato con il racconto distopico del loro futuro attraverso una serie di parallelismi; ad esempio, la rivolta xenofoba dei Boxer (1899-1901) è richiamata dalle tensioni dei residenti cinesi contro le comunità di migranti europei, mentre la storia della Concessione italiana di Tianjin diventa il fulcro del racconto biografico dei protagonisti e della loro identità in costante evoluzione. Mediante un sapiente amalgama che intreccia tra loro le biografie immaginarie dei protagonisti e le unisce con le vicende politiche del mondo futuro, l’autore ha confezionato un romanzo che offre numerosi spunti di riflessione sulla situazione sociale e politica attuale, sulle condizioni di vita dei migranti e sulle società che prosperano grazie al loro sfruttamento, sulla sostenibilità economica dell’attuale sistema produttivo mondiale. La scrittura è brillante e scorrevole, e mantiene intatta la tensione narrativa lungo tutti i capitoli."
ALESSANDRO DI MEO, Early Career Member della Royal Historical Society, London (UK). Si è occupato delle esplorazioni scientifiche, naturalistiche ed etnografiche italiane nel Sudest Asiatico. Tra le sue pubblicazioni, il volume "Tientsin, la Concessione Italiana. Storia delle relazioni tra Regno d’Italia e Cina (1866-1947), Roma, 2015. La recensione di Semuren è apparsa sul numero 69/2024 di Altreitalie. Rivista internazionale di studi sulle migrazioni italiane nel mondo, pubblicata dal Centro Altreitalie.
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"Semuren è una narrazione che crea un corto-circuito fra un futuro (prossimo?) e un passato non così lontano. Che cosa succederebbe se fossero gli italiani a partire? si chiede l'autore... ma gli italiani, in fondo, sono sempre emigrati. Dunque la domanda inquietante che il romanzo cela non è certo questa, ma: come abbiamo fatto a dimenticare? In che modo una nazione di emigranti ha potuto negare fino a questo punto l'accoglienza agli immigrati? Leggendo Semuren ci si diverte con un brivido: tutto quello che viene narrato è un futuro ipotetico e possibile, o invece è appena accaduto?"
DANIELE COMBERIATI, Professore di Letteratura italiana e Direttore del Master in Studi Culturali dell'Université Paul-Valéry-Montpellier. Si occupa di letteratura della migrazione, fantascienza, postcolonialismo italiano e romanzo grafico. E' autore di Ideologia e rappresentazione. Percorsi attraverso la fantascienza italiana (Mimesis 2020) e con Simone Brioni di Italian Science Fiction. The Other in Literature and Film (Palgrave Macmillan 2019).
"Antropologo e studioso delle dinamiche migratorie, Vietti cerca con gli strumenti dell’evocazione letteraria di conseguire quegli effetti di comprensione che i resoconti di ricerca e la scrittura accademica non sempre raggiungono. In particolare, vuole restituire il punto di vista dei migranti, le loro esperienze, i loro percorsi biografici, i loro stati d’animo, le condizioni di estraniamento nella società d’arrivo. Lo fa attraverso la più classica strategia di inversione, che la cornice fantascientifica consente con naturalezza di impiegare. Il migrante è l’io narrante, che si scopre progressivamente coincidere con l’autore stesso".
"Semuren tratta di un mondo che è del tutto analogo a quello in cui stanno
vivendo oggi milioni di migranti, ma non noi. Descrive una realtà che è fantastica soltanto in quanto non fa parte della nostra vita, ma di quella di chi sta ai margini. Francesco Vietti, mettendo sé stesso come primo personaggio, ci dice: oggi siamo qui, ma seguitemi e vedrete cosa sta per capitarci. Così ci conduce in una situazione da incubo, ma la descrive in modo del tutto realistico. Non è un luogo della fantasia, ma un luogo ben conosciuto dall’autore perché ha fatto per anni ricerche sul campo in questo mondo degli altri, che nel racconto si trasforma nel nostro".
"Molti temi e scenari complessi, per questa prima prova narrativa dell'antropologo Francesco Vietti, che prende di petto la questione della coesistenza tra migranti e popolazione nativa, innestandola in uno dei meccanismi tipici della distopia, ovvero il rovesciamento. Ricorrendo alla sua conoscenza delle migrazioni interne in Europa, Vietti fa percorrere ai protagonisti (Francesco che lascia l'Italia come migrante economico e Shen Fu insieme ai transfughi della guerra civile) tratte avventurose e pericolose, in cui la persona è degradata a pezzo da spostare e a corpo da sfruttare".